Delle numerose forme
d’espressione della conoscenza di un popolo, sensa ombra di dubbio, i proverbi
o i cosi chiamati “detti popolari”. Loro appartengono secondo alcuni[1], al
mondo dei folklore. Sono il fruto di un processo di sedimentazione
dell’esperienza di un gruppo – senza escludere, con questo, la capacita di
diventare un carattere universale -, con con il trascorrere del tempo diventano
della massime, come aferma Aurelio Buarque de H. Ferreira:
“Máxima ou sentença de caráter prático e popular, comum a todo um grupo
social, expressa em forma sucinta e geralmente rica em imagens”.
Aspecto sociológico
I “detti” sorgono proprio
della necessità di codificare a fatti della vita, dandoli una visione, per cosi
dire, quase che circolare delgli avvenimenti. Davanti a dei fatti che capitano
spesso, si trova um codigo in forma di proverbio, di “detto” per confermare la
previsibilità degli avvenimenti, dei fatti, dello stesso comportamento umano;
una specie di “dejà vù”. Molti di questi, possono cambiare le parole, ma
rimangono con lo stesso spirito, lo stesso senso.
I detti popolari nel mondo meliano.
Essendo un tentativo di
decodifica della realtà; di tradurre in linguaggio simbolico gli avvenimenti, i
“detti” sono proprio la sapienza del popolo che accumula en la vita cotidiana
la representazione simbolica. In questo contesto, sarà proprio nei livelli
popolari, contadini dove uscirà, crescerà e se conserverà questa forma di
coltura. Con il decorso del tempo passerà anche a fare parte del mondo
literario di coloro que farano opzione di scendere ai livelli più bassi e far
arrivare um discorso capace d’essere fatto capibile.
Negli anni 60, il Pe. Melo
dediquerebbe il suo apostolato – anche per mezzo dei suoi scritti – ai
contadini pernambucani. Il suo linguaggio sarà ricco di detti che adornerano le
righe, concedendo al suo testo una fluibilità, facendolo capace d’essere
assimilabile anche per delle persone che hanno pochi livelli scolastico. Sarano
como delle colone nelle quale si fondamenterà le “teses”, como direbbe lui; i
punti centrali dei suoi discorsi.
2. Contesto dell’opera “Mundo de Deus, mundo de todos”.
Nel suo opuscolo “Mundo de Deus, mundo de
todos”, fa un’esposizione del suo pensiero sulla situazione agraria
brasiliana; una sorta di convocazione a quello che lui chiama “a revolução brasileira”, la
riforma agraria promessa dal presidente della repubblica João Goulart,
all’inizio degli anni sessanta.
Scopo del’uso dei detti
popolari nel “Brasil em Marcha”.
Di quest’opuscolo, prenderemo soltanto uno dei
capitoli: “Brasil em Marcha”, cercando di trovare l’armonia tra i
“detti” e l’universo al quale appartengono i destinatari e perché non dire
anche, l’universo nel quale l’autore sta inserito.
·
Indice degli argomenti (titolo dei capitoli, e
loro eventuale articolazione, in sotto-capitoli), ogni capitolo e sotto va
corredato da un abstract.
·
Struttura:
1.
Presentazione del problema (sociale o di comunicazione):
le motivazioni che mi hanno portato a sceglierlo.
2.
Confronto di “opinioni” differente sull’argomento.
3.
Una discussione concreta su eventuali tendenze in atto
derivanti dall’analisi di datti statistici
4.
Un elenco di fonti:
·
10 articoli di riviste specializzate; con 2 che
riportano dati statistici in vari formati.
·
5 libri
·
2 voci di enciclopedie o dizionari
·
5 riferimenti particolari sull’argomento di siti
Web.
·
Descrizioni della strategia di ricerca di
informazioni (dove ho trovato i dati).
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La
funzione della riforma agrária del Pernambuco, dal punto di vista di Padre
Melo
(Un dialogo immaginario)
Carissimo, la riforma agraria mi ha, da sempre, attirato l’attenzione per
due ragione: la prima è il fatto di sempre essere stata predicata, sia di parte
della Chiesa, sia che dal governo civile: la seconda viene dal fatto che,
secondo Enrique Dussel, nella sua Historia de la Iglesia en America Latina,
Lei - Padre Melo - ha stato il precursore, negli anni 60, della cosi detta
riforma agraria; ha stato leader dei contadini, a Pernambuco, nel nord-est dal Brasile. Anche, nel
suo opúscolo “Mundo de Deus, mundo di todos” (Mondo di dio, mondo di tutti), ci
ha dato le chiavi per capire la posizione meliana in questo tema, cosi
attuale.
La cosa più interessanti nella sua storia come uomo di Chiesa è, al mio
viso, il fatto di que in quell’epoca, l’inizio degli anni 60, eserendo appena
un ventottenne, sei riuscito ad capitaneare duemilla contadini – senza parlare
dei studenti dell’Università Catolica -, aprendo una nuova era politica,
economica, culturale e religiosa[1].
Era chiaro che la chiesa cominciava a svegiersi, dopo tanti anni, guardando il
suo ovile e vedendo la realtà di oppressione dove pochi avevano molto e una
moltitudine che non aveva niente.
Bene, sono stato, da quando mi conosco come persona, un’individuo soversivo, irreverente. La mia gerenazione
sognava con le notità filosofiche e teologiche venute dal mondo francofono;
Maritain, Chardin, De Lubac… erano le icone di una nuova era al interno della
chiesa; il Papa Giovanni XXIII era proprio il segno maggiore della nostra nuova
realtà. Nel nostro paese, d’altra parte, abbiamo sempre avuto due capi nel
episcopato: uno più rivolto alle questioni dell’ortodossia, ed un secondo, più
attento alle questioni socio-religiose. La mia època c’erano Helder Câmara,
Eugenio Sales, Evaristo Arns, i fratelli Loscheider… uomini sensibile, di occhi
aperti ai segni dei tempi. In questo contesto è che arriviamo, per dare il
nostro contributo alle giovani generazioni. Come hai detto, nell’anno
sessentauno, siamo riusciti ad occupare gli spazi vuoti, lasciati per i
comunisti, nel mezzo agrario ed universitario.
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(BIBLIOGRAFIA)
1. Josué de Castro, Géopolitique de la faim, Paris, Les ed. ouvrières,1952.
2. Josué de Castro, Le livre noir de la faim, Paris, Les ed. ouvrières, 1961.
3. Pe. Antônio Melo, Mundo de Deus, mundo de todos, 1966.
4. Father Antônio Melo,The coming revolution in Brazil, New
York, Exposition Press, 1970.
5. Dom Hélder Câmara, Revolução dentro da paz, Rio de Janeiro,
Ed. Sabia, 1968.
6. Dom Helder Camara, Pour arriver à temps, Paris, Descleée De Brouwer, 1970.
7. Pontifício Conselho “Justiça e Paz”,
Agenda social (Coleção de textos
magisteriais), Città Del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000.
8. Dom Amaury Castanho, Presença da Igreja no Brasil (1900 - 2000),
Jundiaí, Gráfica Jundiá, 1998.
9.
Enrique Dussel, Storia
della Chiesa in América Latina,
Brescia, Queriniana, 1992.
10. Gilles Ferréol, Dictionnaire de Sociologie, Paris, Armand Colin Éditeur, 1995.
11. Autori
diversi, Dizionario di Sociologia,
Roma, Gremese Editore, 1994.
12. F.
Demarchi, A. Ellena & B. Cattarinussi (Curatori); Nuovo Dizionario di Sociologia, Milano, Edizioni San Paolo, 1994.
13. A. L. Machado Neto & Zahidé M.
Neto, Sociologia Básica, São Paulo,
Ed. Saraiva, 1976.
14. Revista Caros Amigo (edição especial),
Reforma Agrária, São Paulo, Ed. Casa Amarela, 2003 (numero 18).
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