Andiamo
ai fatti: qualche tempo fa ho trovato un confratello, un chierico brasiliano, a
Roma. Non potuto nascondere la mia perplessità davanti a quel mio amico, sempre
precisino nel modo di vestirsi, con i suoi capelli sacrosantantamenti spaccati
da una parte, come i miei amici dell’Opus.
Ebbene, mio amico si presenta nella Città Eterna non un pullover,…bucato. Ho provato
a far finta di niente anche perché non è che bado tanto a certe cose. Ma,
vedere quel mio amico cosi meticoloso nel vestirsi presentandosi in quel modo,
mi ha veramente lasciato in stadio confusionale. Alla fine, fu più forte di me;
ho detto: fratè, ma dai, questi sono
modi di andare in giro per Roma? Ma, il colpo di scena fu la risposta del mio
interlocutore: lasciami stare! Non sai che viviamo in tempi di Francesco?
(intendeva dir, Papa Francesco).
Sono rimasto veramente male! Pensai: e se per
disgrazia ci capitasse un nuovo Pacelli – intendiamoci, nel modo di vestirsi –,
o un Borgia? Allora, l’occasione fa l’uomo ladro?
Illustro
questo post con un’altra immagine
plastica. Qualche tempo fa, una persona a cui sono molto grato e che, dopo
tanti anni siamo diventanti compagni di Collegio,
a Roma. Questo mio amico, da sempre – almeno da quando lo conosco – si è presentato
come l’umana configurazione degl’ideali dell’Opus Dei. E lo diceva a squarciagola! Proprio per questo l’ho
sempre rispettato e ammirato. Amava la serena sobrietà liturgica. Bene, passato
qualche anno da quando diventò vescovo, lo rincontrai su Facebook; e, in uno di
questi giorni, lo vide postare una foto molto fuori coro per i tempi ecclesiastici
in cui viviamo. Era ritrattata alcune delle sue insigne episcopali. Suo anello,
la catena e la croce pettorale. Tutte, rigorosamente dorate e con pietre
incastrate. Non mi meravigliai della foto e molto meno della didascalia,
qualcosa come: mentre guardavo nel cassetto, mi confrontai con questi bei
regali di Ordinazione dei miei cari amici di… (e scrisse il nome della sua città
natale).
Allora, amici miei, non sono giudici dei miei amici, ma sono un’amante dell’autenticità. Non penso proprio che l’uomo sia frutto del suo mezzo – anche se la tentazione è grande! –, e molto meno che l’occasione possa far dell’uomo, un ladro. Infatti, sono di quelli che pensano come Aristotele che affermava che l’occasione non fa dell’uomo un ladro, ma offre l’opportunità per far emergere ciò che veramente l’uomo ha dentro di se. Montarsi la testa, non è altro che pensare che l’occasione sia opportuna, sia favorevole per rivelare ciò che da molto tempo andava nascosto dentro di se; e, penso che sia anche per questo che Goya affermava che la fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles: unida con ella es madre de las artes y origen de las maravillas (F.J. de Goya y Lucientes, manoscritto conservato al museo del Prado em, E. Helman, Transmundo de Goya, Madrid, Alianza Editorial, 1983).
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