15 novembre, 2013

L’occasione fa l’uomo ladro?

Da un po’ di tempo che rimugino un detto che riflessa un intera visione di mondo e di uomo: l’occasione fa l’uomo ladro. Questo detto intende dire che basta un’occasione perché l’uomo possa rivelare quel lato presuntamente nascosto nel uomo che ricerca solo i suoi interesse, che si lascia trascinare dal proprio vantaggio. In verità, questo detto è presente in tante altre lingue, di sicuro, in portoghese, spagnolo e, come stiamo vedendo, italiano. A questa affermazione mi sono posto la domanda: “posso io, un cristiano, pensare che la mia incondizionata libertà possa essere condizionata al punto di determinare mio modo di agire? Mi vieni, ancora, in mente il filosofo spagnolo Ortega y Gasset che diceva che yo soy yo y mis circunstancias, che io sono io e le mie circostanze.

Andiamo ai fatti: qualche tempo fa ho trovato un confratello, un chierico brasiliano, a Roma. Non potuto nascondere la mia perplessità davanti a quel mio amico, sempre precisino nel modo di vestirsi, con i suoi capelli sacrosantantamenti spaccati da una parte, come i miei amici dell’Opus. Ebbene, mio amico si presenta nella Città Eterna non un pullover,…bucato. Ho provato a far finta di niente anche perché non è che bado tanto a certe cose. Ma, vedere quel mio amico cosi meticoloso nel vestirsi presentandosi in quel modo, mi ha veramente lasciato in stadio confusionale. Alla fine, fu più forte di me; ho detto: fratè, ma dai, questi sono modi di andare in giro per Roma? Ma, il colpo di scena fu la risposta del mio interlocutore: lasciami stare! Non sai che viviamo in tempi di Francesco? (intendeva dir, Papa Francesco).
Sono rimasto veramente male! Pensai: e se per disgrazia ci capitasse un nuovo Pacelli – intendiamoci, nel modo di vestirsi –, o un Borgia? Allora, l’occasione fa l’uomo ladro?
Illustro questo post con un’altra immagine plastica. Qualche tempo fa, una persona a cui sono molto grato e che, dopo tanti anni siamo diventanti compagni di Collegio, a Roma. Questo mio amico, da sempre – almeno da quando lo conosco – si è presentato come l’umana configurazione degl’ideali dell’Opus Dei. E lo diceva a squarciagola! Proprio per questo l’ho sempre rispettato e ammirato. Amava la serena sobrietà liturgica. Bene, passato qualche anno da quando diventò vescovo, lo rincontrai su Facebook; e, in uno di questi giorni, lo vide postare una foto molto fuori coro per i tempi ecclesiastici in cui viviamo. Era ritrattata alcune delle sue insigne episcopali. Suo anello, la catena e la croce pettorale. Tutte, rigorosamente dorate e con pietre incastrate. Non mi meravigliai della foto e molto meno della didascalia, qualcosa come: mentre guardavo nel cassetto, mi confrontai con questi bei regali di Ordinazione dei miei cari amici di… (e scrisse il nome della sua città natale).

   Allora, amici miei, non sono giudici dei miei amici, ma sono un’amante dell’autenticità. Non penso  proprio che l’uomo sia frutto del suo mezzo – anche se la tentazione è grande! –, e molto meno che l’occasione possa far dell’uomo, un ladro. Infatti, sono di quelli che pensano come Aristotele che affermava che l’occasione non fa dell’uomo un ladro, ma offre l’opportunità per far emergere ciò che veramente l’uomo ha dentro di se.
Montarsi la testa, non è altro che pensare che l’occasione sia opportuna, sia favorevole per rivelare ciò che da molto tempo andava nascosto dentro di se; e, penso che sia anche per questo che Goya affermava che la fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles: unida con ella es madre de las artes y origen de las maravillas (F.J. de Goya y Lucientes, manoscritto conservato al museo del Prado em, E. Helman, Transmundo de Goya, Madrid, Alianza Editorial, 1983).

Nessun commento:

Posta un commento