20 marzo, 2015

Giornata Renatiana

     Si mise sul mio divano come chi addentrava in un confessionale: piena di voglia di vomitare suoi pensieri più nascosti, alleggerire il peso di suo esistere, ascoltare un "vai avanti", come si fosse una benedizione divina e,... Sparire nell'anonimato urbano, nel tram-tram di ogni giorno. Avevo davanti a me una donna combattente e allo stesso tempo molto combattuta. Innanzitutto, però, Sonia Braga era una donna fiera di se.

     Sedette davanti a me spogliandosi della corteccia che la circondava. cominciò ironizzando su se stessa con una delle quelle canzoni che intonava spesso: "Ogni giorno racconto la favola mia/la racconto ogni giorno, chiunque tu sia?/E mi vesto di sogno per darti se vuoi,/l'illusione di un bimbo che gioca agli eroi!...Dietro questa maschera, c'è un uomo e tu lo sai!/L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai./E mi trucco perché la vita mia, non mi riconosca e vada via?/E mi vesto da re perché tu sia,tu sia il re di una notte di magia!!!... Forse torni bambino e una lacrima va sopra questo costume che a pelle mi sta!/Ed ogni volta nascerò./Ed ogni volta morirò./Per questa favola che è mia! ".
      Partendo da una canzone potè capire che quel serpente 'corale' si stava togliendosi sua pelle, chiedeva una coccola, supplicava una spalla amica. Se fossimo in Brasile, l'avrei detto: "cameriere, portaci una birra ghiacciata! Ecco il modo brasiliano di scogliere in giaccio tra due interlocutori! Ma eravamo li, sul marciapiede di quello stesso numero civico che lei ci teneva a dire che era casa sua; palco dei suoi amori, dei suoi sogni, della sua follia, dell'abbandono; perfino, preludio mancato di qualche scena di orrore come quella volta che lei aveva presenziato la quasi consumazione di un tradimento. Se qual coltello che lei presi in mano per penetrare quelle grasse carni che stavano per addentrare nel suo nido d'amore, oggi può darsi che si trovassi risiedendo al Rebbibia. "Lo sa solo Dio!",... Aveva ragione! Povera donna, non penso che si sia in grado di combaciare tanti sentimenti guardando ad un solo numero civico. In genere, ci sono nel nostro cuore, i luoghi dei bei ricordi, luoghi del cuore, luoghi dell'infinito, dell'amore, della nostalgia,... Per lei tutto si concentrava li, nello stesso posto, e finché non fosse fatta la pace tra i suoi contrastati sentimenti, resterebbe solo la certezza che non era più consigliabile soffermarsi li. In quello stesso luogo: curata, amata, desiderata, tradita, abbandonata. Sullo stesso letto, sulla stessa porta, varcarono e prenotarono i suoi sogni ed i suoi incubi. Ebbe! Sono stato io a suggerirla: andiamocene! Ti porterò dove i tuoi sentimenti troveranno pace, permettendoti riposare e farti sognare ancora.
     La mise su quella vecchia Punto blue, e dopo due ore di assoluto silezio, vide i suoi occhi brillare ancora. sulla sua pupilla apparirono come che dei raggi di sole. Rieccoci! Io e ella. Bel il grossetano! Dalle sue labbra usci la frase che tanto mi sarei aspettato: qui sognai e amai tante volte quante le volte sono quelle che un tassinaro romano dà per portare un turista al suo destino. Ecco mia spiritosa e ironica amica!

     Non, ti prego: mi porti al Parco dell'Ucellina? E quando mi domandò già eravamo li: prendimi del legno per far una capanna, per accendere il fuoco ed allontanare le volpi; tra poco, appena comincerà a calare il sole vedrai uccelli come il merlo, il verdone, la ghiandaia, e ovviamente rapaci come la polaia, il gufo selvatico e il gheppio. mia amica era cosi: faccia da scema, un pò prepotente, mezzo colta, avvolte silente... con lei era cosi: o mi ami o mi odi.
     Solo dopo il tramonto, dopo di aver fatto suo bagno, nuda come la Dea Iemanja, fece un pianto silente, guardò il cielo e diede inizio ad una altro di quei "inni renatiani": "Quante volte ho guardato al cielo ma il mio destino è cieco e non lo sa... che non c'è pietà, per chi non prega e si convincerà che non è solo una macchia scura...il cielo.../Quante volte avrei preso il volo ma le ali le ha bruciate già /la mia vanità e la presenza di chi è andato già rubandomi la libertà...il cielo... Quanti amori conquistano il cielo perle d'oro nell'immensità qualcuna cadrà, qualcuna invece il tempo vincerà finché avrà abbastanza stelle...il cielo...". E concluse la canzone dicendomi: solo lui sa cantare le miei gioie e le mie amarezze; lo amo! E da dove solo Dio lo sa, rubò un sorriso imitando l'anziano idolo: non dimenticatemi!
     Sbagliava spesso le lettere delle canzoni, ma ci faceva ridere proprio perché era convinta di averli cantati correttamente. Era proprio fiera di se.
     Ma, all'improvviso mi chiese: C'eri al "SeiZero" in Villa Borghese? Mentre mi domandava notai che i suoi occhi brillavano ancora più intensamente al punto di veder l'argentea luna che si specchiava sull'Argentario dentro di essi. Ero totalmente preso da quella scena, preso da un raptus. E mentre sentivo la sua voce, lontana dai miei orecchi ancora in estasi, ascoltai qualche commento sulla furbizia di Schiettino, quello della Costa Concordia; ed ho avuto delle certezze; tra queste, quella di che la notte sarebbe corta per contenere tutti i racconti di sua vita. D'altronde, eravamo li apposta.