Si mise sul mio divano come chi
addentrava in un confessionale: piena di voglia di vomitare suoi pensieri più
nascosti, alleggerire il peso di suo esistere, ascoltare un "vai
avanti", come si fosse una benedizione divina e,... Sparire nell'anonimato
urbano, nel tram-tram di ogni giorno. Avevo davanti a me una donna combattente
e allo stesso tempo molto combattuta. Innanzitutto, però, Sonia Braga era una
donna fiera di se.
Non, ti prego: mi porti al Parco dell'Ucellina? E quando mi domandò già eravamo li: prendimi del legno per far una capanna, per accendere il fuoco ed allontanare le volpi; tra poco, appena comincerà a calare il sole vedrai uccelli come il merlo, il verdone, la ghiandaia, e ovviamente rapaci come la polaia, il gufo selvatico e il gheppio. mia amica era cosi: faccia da scema, un pò prepotente, mezzo colta, avvolte silente... con lei era cosi: o mi ami o mi odi.
Sedette davanti a me
spogliandosi della corteccia che la circondava. cominciò ironizzando su se
stessa con una delle quelle canzoni che intonava spesso: "Ogni giorno racconto la favola
mia/la racconto ogni giorno, chiunque tu sia?/E mi vesto di sogno per darti se
vuoi,/l'illusione di un bimbo che gioca agli eroi!...Dietro questa maschera,
c'è un uomo e tu lo sai!/L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai./E mi
trucco perché la vita mia, non mi
riconosca e vada via?/E mi vesto da re
perché tu sia,tu sia il re di una notte di magia!!!... Forse torni bambino
e una lacrima va sopra questo costume che a pelle mi sta!/Ed ogni volta
nascerò./Ed ogni volta morirò./Per questa favola che è mia! ".
Partendo da una canzone potè capire che quel serpente 'corale' si
stava togliendosi sua pelle, chiedeva una coccola, supplicava una spalla amica.
Se fossimo in Brasile, l'avrei detto: "cameriere, portaci una birra
ghiacciata! Ecco il modo brasiliano di scogliere in giaccio tra due
interlocutori! Ma eravamo li, sul
marciapiede di quello stesso numero civico che lei ci teneva a dire che era
casa sua; palco dei suoi amori, dei suoi sogni, della sua follia,
dell'abbandono; perfino, preludio mancato di qualche scena di orrore come
quella volta che lei aveva presenziato la quasi consumazione di un tradimento.
Se qual coltello che lei presi in mano per penetrare quelle grasse carni che
stavano per addentrare nel suo nido d'amore, oggi può darsi che si trovassi risiedendo al
Rebbibia. "Lo sa solo Dio!",... Aveva ragione! Povera donna, non
penso che si sia in grado di combaciare tanti sentimenti guardando ad un solo
numero civico. In genere, ci sono nel nostro cuore, i luoghi dei bei ricordi,
luoghi del cuore, luoghi dell'infinito, dell'amore, della nostalgia,... Per lei
tutto si concentrava li, nello stesso posto, e finché non fosse fatta
la pace tra i suoi contrastati sentimenti, resterebbe solo la
certezza che non era più consigliabile soffermarsi li. In quello
stesso luogo: curata, amata, desiderata, tradita, abbandonata. Sullo stesso
letto, sulla stessa porta, varcarono e prenotarono i suoi sogni ed i suoi
incubi. Ebbe! Sono stato io a suggerirla: andiamocene! Ti
porterò dove i tuoi sentimenti troveranno pace, permettendoti riposare e farti
sognare ancora.
La mise su quella vecchia Punto blue, e dopo due ore di assoluto
silezio, vide i suoi occhi brillare ancora. sulla sua pupilla apparirono come
che dei raggi di sole. Rieccoci! Io e ella. Bel il grossetano! Dalle sue labbra
usci la frase che tanto mi sarei aspettato: qui sognai e amai tante
volte quante le volte sono quelle che un tassinaro romano dà per portare
un turista al suo destino. Ecco mia spiritosa e ironica amica!
Non, ti prego: mi porti al Parco dell'Ucellina? E quando mi domandò già eravamo li: prendimi del legno per far una capanna, per accendere il fuoco ed allontanare le volpi; tra poco, appena comincerà a calare il sole vedrai uccelli come il merlo, il verdone, la ghiandaia, e ovviamente rapaci come la polaia, il gufo selvatico e il gheppio. mia amica era cosi: faccia da scema, un pò prepotente, mezzo colta, avvolte silente... con lei era cosi: o mi ami o mi odi.
Solo dopo il tramonto, dopo di aver fatto
suo bagno, nuda come la Dea Iemanja, fece un pianto silente, guardò il cielo e
diede inizio ad una altro di quei "inni renatiani": "Quante
volte ho guardato al cielo ma il mio destino è cieco e non lo sa... che
non c'è pietà, per chi non prega e si convincerà che non è solo una
macchia scura...il cielo.../Quante volte avrei preso il volo ma le ali le
ha bruciate già /la mia vanità e la presenza di chi è andato già rubandomi
la libertà...il cielo... Quanti amori conquistano il cielo perle
d'oro nell'immensità qualcuna cadrà, qualcuna invece il tempo vincerà finché avrà abbastanza stelle...il
cielo...". E concluse la canzone dicendomi:
solo lui sa cantare le miei gioie e le mie amarezze; lo amo! E da dove solo Dio
lo sa, rubò un sorriso imitando l'anziano idolo: non
dimenticatemi!
Sbagliava spesso le lettere delle canzoni, ma ci faceva ridere
proprio perché era convinta di averli cantati correttamente. Era proprio fiera
di se.
Ma, all'improvviso mi chiese: C'eri al "SeiZero" in
Villa Borghese? Mentre mi domandava notai che i suoi occhi brillavano ancora
più intensamente al punto di veder l'argentea luna che si specchiava
sull'Argentario dentro di essi. Ero totalmente preso da quella scena, preso da
un raptus. E mentre sentivo la sua voce, lontana dai miei orecchi ancora in
estasi, ascoltai qualche commento sulla furbizia di Schiettino, quello della
Costa Concordia; ed ho avuto delle certezze; tra queste, quella di che la notte
sarebbe corta per contenere tutti i racconti di sua vita. D'altronde, eravamo
li apposta.